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NATO: ieri il webinar “L’allargamento ad Est”

Si è tenuta ieri la videoconferenza organizzata dall’associazione Il Burbero sul tema “L’allargamento della NATO ad Est, tra rischi di guerra e ripercussioni sull’Europa”. Sono intervenuti all’evento il responsabile dell’organizzazione Angelo Simula, la dirigente Elisabetta De Luca, il sociologo Fabrizio Fratus e l’europarlamentare di Fratelli d’Italia Vincenzo Sofo. Ha moderato l’incontro l’animatore del blog Il Burbero Mario D’Aquino. D’Aquino ha messo in evidenza in particolare gli squilibri prodotti dall’allargamento dell’Alleanza Atlantica ad Est sia nei rapporti con la Russia, sia a livello di relazioni intraeuropee e inter-atlantiche: “Nei negoziati che si stanno avendo in questi giorni tra il Cremlino e le cancellerie occidentali – ha affermato – si scontrano due diversi principi: quello della cosiddetta ‘sicurezza condivisa’, invocato da Mosca, e quello della libertà degli stati sovrani di scegliere il sistema di alleanze internazionali al quale aderire senza vincoli esterni”. “La seconda – ha proseguito – appare una posizione assolutamente legittima, in teoria, nella pratica non è possibile un ordine pacifico del pianeta se qualcuno non sente che la propria sicurezza è pienamente garantiti da determinati equilibri geopolitici, che hanno ricadute politiche militari ed economiche”. L’affiliazione dei paesi aderenti un tempo al Patto di Varsavia, ha aggiunto “ha creato problemi sia all’interno dell’Unione Europea (pensiamo all’atavica contrarietà polacca e baltica al North Stream che consente al gas russo di arrivare in Germania bypassando i loro territori), sia tra gli Stati Uniti e l’Europa nel suo complesso (basti pensare che l’attuale crisi ucraina, compromettendo il flusso di gas russo a buon mercato impone agli stati europei di acquistare il costoso shale gas, è una delle principali cause dell’aumento senza precedenti delle bollette dei consumatori europei, ma anche del rilancio dell’industria petrolifera statunitense)”. Secondo Fratus, inoltre,  “l’adesione alla NATO di paesi storicamente russofobi come Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia (e parzialmente Romania e Bulgaria) ha immesso elementi di forte aggressività, a volte illogici, supportati soprattutto da alcuni apparati americani e dalla Gran Bretagna, da sempre interessate ad evitare che si venisse a crea un blocco europeo in grado di sottrarsi all’egemonia delle potenze marittime anglofone”. “Di fatto, i paesi del blocco orientale ex Patto di Varsavia – ha evidenziato Fratus – hanno costituito una sorta di cintura di sicurezza attorno alla Russia (l’’Intermarium’), con l’obiettivo di evitare che si saldassero gli interessi energetici, economici, politici e, eventualmente, militari di Mosca con quelli dei paesi dell’Europa occidentale e centrale, vero nocciolo duro dell’Unione Europea.

Nelle sue conclusioni l’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Vincenzo Sofo, ha rilevato come, proprio in questo frangente in cui le tensioni legate alla crisi ucraina si vanno esasperando, “chi sembra mancare all’appuntamento, dimostrando di essere incapace di tutelare i propri interessi e di posizionarsi a livello strategico come un progetto politico unitario, è proprio l’Europa. Un dato di fatto – ha evidenziato Sofo – reso plasticamente manifesto dall’andirivieni tra Kiev e Mosca dei capi di Stato e di Governo di Francia, Germania e presto, secondo quanto annunciato da Draghi, Italia. L’assenza di una politica estera unica e, soprattutto, di una forza di deterrenza militare lascia l’Europa in balia delle logiche di Mosca e di Washington”.

Francesco Di Stefano

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Nuovo colpo di scena in Libia

Crisi politica

Il caos libico continua a fornire alle cronache colpi di scena: nelle ultime settimane si è assistito all’ennesima girandola di alleanze, con ex nemici all’ultimo sangue fino a ieri che improvvisamente hanno preso a marciare fianco a fianco.

E così ieri è avvenuto che la Camera dei Rappresentanti di Tobruk eleggesse premier Fathi Bashagha, ex ministro degli Interni del governo di Fayyez al Sarraj e notoriamente vicino alla Fratellanza Musulmana.

https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/02/10/libia-bashagha-nuovo-premier-designato_35795cc5-e032-43be-9cc4-994107d50d63.html

Il noto politico di Misurata, un tempo perno del governo di Tripoli e fiero avversario del generale Khalifa Haftar e del presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh, ha, infatti, stretto un patto politico con costoro a dicembre, coronando la sua aspirazione ad assumere la carica di capo del governo.

In realtà il nuovo esecutivo presieduto da Bashagha si oppone al Governo di Unità Nazionale guidato da Abdelhamid Dbeibah con il placet della comunità internazionale: composto nel marzo del 2021, esso aveva ricevuto il mandato di organizzare entro il mese di dicembre dello stesso anno le elezioni per il presidente e per il parlamento. Queste, però, sono state rinviate sine die e la Camera dei Rappresentanti non ha inteso accogliere l’istanza di Abdelhamid Dbeibah di continuare a guidare il paese fino alle consultazioni elettorali e ha ritenuto ormai scaduto il mandato del Governo di Unità Nazionale e necessario, al tempo stesso, eleggere un nuovo governo più efficace.

Ancora una volta, quindi, la Libia si trova immersa in una crisi politica con due governi che rivendicano entrambi la legittimità ad esercitare il potere.

La risposta dell’ONU

Sulla carta, Fathi Bashagha appare più forte, godendo del sostegno del Parlamento e del principale leader politico della Cirenaica, Aguila Saleh. La nuova alleanza vede oggi unite l’intera Libia orientale e parti consistenti di quella occidentale, a cominciare dalle influenti fazioni e milizie della città di Misurata, laddove l’autorità  di Dbeibah è riconosciuta solamente da una parte della popolazione della Tripolitania.

Il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Stephane Dujarric, però, ha ribadito che l’ONU non intende mollare Abdelhamid Dbeibah e continua a considerare legittimo il suo governo, nonostante la decisione della Camera dei rappresentanti. 

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/libia-l-onu-continua-a-sostenere-dbeibah-come-premier_45659924-202202k.shtml

Stephane Dujarric ha tuttavia precisato che la posizione delle Nazioni Unite è provvisoria, in attesa dell’esito delle consultazioni avviate dalla consigliera speciale del segretario generale Onu, Stephanie Williams, con i rappresentanti libici. La Williams ha addirittura affermato che la decisione del parlamento libico di “approvare un nuovo governo, è totalmente sovrana e rientra nella sfera di competenza delle istituzioni libiche”, sebbene abbia esortato “queste istituzioni ad operare in modo trasparente e consensuale con tutte le parti interessate e sulla base di regole e procedure stabilite, compresi gli accordi internazionali”.

La posizione degli Stati Uniti

E’ probabile che l’attendismo delle Nazioni Unite sia legato alle forti perplessità di Washington dovute al coinvolgimento di Khalifa Haftar nella nuova alleanza. Il generale ha appoggiato la formazione del nuovo governo a condizione di mantenere la propria posizione nella nuova geografia del potere e il suo apparato militare.

Il 7 e l’8 febbraio Roma ha ospitato una serie di incontri sulla Libia, cui hanno preso parte rappresentanti del Qatar, il ministro degli Esteri greco Nikos Dendias e  la consigliera speciale del segretario generale Onu, Stephanie Williams, ricevuti dal titolare della Farnesina Luigi Di Maio.

https://www.libyaobserver.ly/news/rome-hosted-international-gathering-discuss-developments-libya

Sembra che anche l’ambasciatore americano in Libia Richard Norland fosse presente ai colloqui di Roma: questi avrebbe insistito affinché Haftar venga escluso dal processo politico in atto. Gli USA considerano il generale un criminale di guerra in seguito alla sua offensiva lanciata contro Tripoli nel 2019, un punto di vista condiviso dalla Williams, lei stessa ex diplomatica statunitense. Gli americani, insomma, si aspettano che gli alleati europei facciano pressioni su Haftar e lo costringano ad uscire dalla scena politica libica.

Sanzioni e processo

Negli Stati Uniti le udienze del processo contro Haftar potrebbero riprendere a breve: lo chiedono gli accusatori del generale dopo l’interruzione collegata alle elezioni previste il 24 dicembre scorso. Ora lo scenario è cambiato e Khalifa Haftar deve rispondere dell’accusa di aver commesso crimini di guerra dinanzi a un tribunale americano in Virginia, essendo lui cittadino statunitense ed essendo stato a lungo residente in quello Stato. 

https://www.africaintelligence.com/north-africa_politics/2022/02/07/following-election-cancellation-threat-of-us-trials–resumption-stalks-haftar,109731921-art

Le probabilità che i paesi europei, sollecitati dagli Stati Uniti, impongano sanzioni contro Haftar sono molto alte, così come le possibilità che egli venga condannato dai tribunali americani. Se le cose andassero così, il generale sarebbe definitivamente escluso da qualsiasi gioco politico.

Washington ha da tempo stretto buone relazioni con Fathi Bashaga e sarebbe disponibile a negoziare con lui, ma sicuramente non con Haftar.

Bashaga, Saleh o anche lo stesso Dbeibah, pur fortemente indebolito, sono percepiti dagli USA come partner assai più affidabili e prevedibili dell’instabile e ormai compromesso Khalifa Haftar.

Franco Degli Esposti

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Economia: Marocco cresce del 5%

E’ il primo paese della zona MENA

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede una crescita per l’economia mondiale del 5,9% nel 2021 e del 4,9% nel 2022. Per il Marocco le previsioni sono state riviste al rialzo. Il paese realizzerà quest’anno la migliore performance della regione MENA. Un risultato ascrivibile alla gestione efficace della pandemia.

Riviste al rialzo le previsioni per le economie avanzate: le revisioni riflettono gli sviluppi della pandemia e i cambiamenti nel sostegno politico.

Il Marocco ha fatto un grande sforzo per combattere la pandemia da Covid. Al 12 ottobre, più di 23 milioni di persone sono state vaccinate, di cui più di 21 milioni che hanno ricevuto due dosi. Immunizzare le persone contro il virus significa anche immunizzare l’economia dai colpi duri.

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Hajib e le menzogne di al Qaeda

Il terrorista Mohamed Hajib Abu Omar, originario della città di Tiflet in Marocco, può competere con i noti truffatori Victor Lusting e Gregor MacGregor, avendo trovato terreno fertile in Germania. Hajib, trasformatosi in un talentuoso attore politico, è l’ideatore di macchinazioni non meno complesse o sottili dei trucchi di MacGregor. Il mondo intero ricorderà che quest’uomo, legato ad al Qaeda, come l’unico truffatore della storia ad aver venduto un “pacchetto Miswak” (la radice di una pianta desercita usata da Maometto per pulirsi i denti) alla Repubblica Federale di Germania per più di un milione e mezzo di euro.

Qual è la storia dietro il Miswak più costoso del mondo? L’ex estremista Boushata Al-Sharif, imprigionato nella stessa ala della prigione di Hajib nel 2011, ha detto di aver usato piante di Miswak di colore scuro per provocare false tracce di violenza sul suo corpo in modo da denunciare di aver subito false torture fisiche.

Questo è il trucco che è stato usato per raggirare la Germania e i suoi servizi che hanno creduto a questa menzogna per ragioni geostrategiche, secondo i media internazionali. Questa vicenda è stata usata per una guerra di intelligence, ben sapendo che attraverso un investimento di pochi centesimi di euro, che corrisponde al prezzo del Miswak, che il qaedista ha beneficiato della promessa di ricevere una lauta ricompensa dallo stato tedesco.

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Sahara: è allarme nei campi profughi di Tindouf

Un webinar fa chiarezza su quanto sta avvenendo nella regione

La presenza dei campi profughi sahrawi a Tindouf, nel sud dell’Algeria, rappresenta una minaccia per la stabilità della regione del Sahel e dell’Europa. E’ quanto è emerso da un seminario di studi tenuto da esperti della regione del Sahara tramite un webinar dal titolo: “L’Assurda controversia sul Sahara marocchino”, organizzata dal portale Valoreimpegnocivico.it.

Hanno preso parte al seminario di studi accademici, esperti legali e professionisti dei media i quali hanno ammonito che l’esistenza dei campi di Tindouf rappresenta non solo una minaccia per la stabilità della regione del Sahel e del Sahara, ma anche per l’Europa nel suo insieme.

I partecipanti a questo seminario, moderato ieri dall’esperto di affari legali Gabriele Mazzanti hanno confermato che l’esistenza dei campi di Tindouf e delle milizie armate del Polisario in collusione con le organizzazioni jihadiste costituisce una minaccia alla stabilità, osservando che il tasso di povertà, la negazione della libertà e dei diritti fondamentali e la disperazione prevalente tra i giovani che vivono in condizioni difficili nei campi di Tindouf, il che li rende facile preda del reclutamento da parte di gruppi terroristici che operano nella regione del Sahel.

In questo contesto, Federico Prizzi, professore al Pont Institute for Cultural and Anthropological Research, ha sottolineato, in un intervento dal titolo “Il Marocco in prima linea nella cooperazione internazionale nella lotta al terrorismo”, che: “La sovrapposizione tra le attività di criminalità, le organizzazioni terroristiche e separatiste rappresentano gravi minacce che incidono direttamente sulla sicurezza della regione e dell’Europa nel suo insieme. Il Marocco è un partner essenziale per l’Italia, l’Europa e la Nato nella lotta al terrorismo; il Re Mohammed VI ha dato nuova linfa alla ristrutturazione dell’intelligence marocchina per far fronte all’ascesa del flagello terroristico. Per questo il Marocco è il primo Paese africano a partecipare alle operazioni di contrasto allo Stato Islamico. Va ricordato inoltre che la creazione della fondazione Ulema per contrastare il radicalismo è stata un’esperienza che ha dato i suoi frutti. Il radicalizzato Al Sahraoui, affiliato a Daesh nel 2017, si è radicalizzato in Mauritania presso la moschea Ibn Al Abass e ha lasciato il Polisario per intraprendere il jihad”.

Questo esperto italiano ha sottolineato che gli sforzi del Marocco nella lotta al terrorismo hanno permesso, in larga misura, di ridurre il rischio di atti terroristici, sottolineando che il Regno è un partner centrale nella cooperazione internazionale per combattere questo fenomeno e per contrastare potenziali minacce terroristiche in Europa e per rafforzare la sicurezza e la stabilità delle immediate vicinanze del continente e il raggiungimento dello sviluppo sostenibile in Africa.

Marco Bertolini, generale italiano ed ex comandante delle operazioni militari, ha rilevato in un intervento dal titolo “Un’analisi geostrategica del bacino del Mediterraneo” che la regione del Sahel è una regione instabile in cui dilagano molte attività illegali come la droga e il traffico di esseri umani.

Da parte sua, il professore universitario e giornalista italiano, Alessio Postiglione ha argomentato partendo dal suo libro, scritto con Massimiliano Boccolini, “Sahara, deserto di mafie e jihad”, notando come operi anche sullo scacchiere mediorientale il populismo: la ribellione delle masse inurbate contro l’establishment di movimenti indipendentisti tradizionalmente secolaristi, diventati autoreferenziali e spesso corrotti, ha portato le prime ad essere sedotte dalle sirene dello jihadismo. È il caso di Abu Waleed al Saharawi, che da ufficiale del Polisario è diventato una star del firmamento jihadista, passando per varie sigle terroriste ed approdare infine al Daesh. Le economie dei movimenti separatisti sono spesso intrecciate con quelle di mafie e jihad. Questa osmosi spiega perché alcuni movimenti, lungi dal rappresentare gli interessi di gruppi etnici, sono l’anticamera della corruzione e, comunque, permeabili allo jihadismo”.

Corrado Corradi, capo del comitato direttivo della scuola italiana “E. Mattei” di Casablanca, ha confermato che la storia conferma che il Sahara è sempre stato sotto la sovranità marocchina. In un intervento sul tema “Storia del Marocco e la questione del Sahara, secondo lo storico francese Bernard Logan”, ha menzionato che i legami tra il Marocco e le sue “regioni sahariane” risalgono all’era dello stato degli Almoravidi (XI secolo), evidenziando che numerosi studi di esperti internazionali confermano questo fatto. Citando l’esperto e storico francese Bernard Logan, autore del libro “History of Morocco from the Origins to Today”, Corradi ha spiegato che prima del periodo coloniale, il Sahara era economicamente, politicamente e religiosamente legato al Marocco, il cui splendore si estendeva dal Tangeri, Fez e Marrakech fino alle rive del Senegal e del Niger. Ha aggiunto che le richieste del Marocco, quindi, si basano su “legittimi diritti storici” confermati da eventi, documenti storici e accordi.

Da parte sua, il coordinatore nazionale della Rete delle associazioni comunitarie marocchine in Italia, Yassin Belkassem, ha affermato che l’Algeria è “l’unico Paese al mondo che ospita un gruppo armato che gestisce dei detenuti nei campi, isolati dal mondo, dove vengono commessi crimini come omicidio, rapimento e furto di aiuti umanitari internazionali e reclutamento militare di bambini dopo la loro formazione nelle caserme dell’esercito algerino. D’altra parte, Belkassem ha detto:

“Chiediamo all’Italia di aprire un consolato nel Sahara marocchino, come hanno fatto molti paesi amici del Regno del Marocco, e di seguire l’esempio degli Stati Uniti con il loro chiaro riconoscimento di il Sahara marocchino e appoggiare la proposta marocchina di risolvere la disputa inventata sull’integrità territoriale del Regno, sulla falsariga del versante italiano dell’Alto Adige”.

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Italia-Marocco: Causin, seguire esempio USA

Il senatore Andrea Causin (Maie) ha auspicato che l’Italia segua l’esempio degli Stati Uniti che hanno aperto un proprio Consolato a Dakhla, nella regione del Sahara marocchino.

In un’intervista all’agenzia di stampa marocchina Map, il senatore ha sottolineato la rilevanza e la grande portata dell’iniziativa di autonomia presentata dal Marocco accolta da tutta la comunità internazionale come una soluzione seria e credibile per la controversia regionale intorno al Sahara.

Causin ha affermato che il modello di sviluppo delle Province del Sud, lanciato dal re Mohammed VI, e il boom che la regione sta vivendo in termini di infrastrutture e servizi sociali di base, rafforzano la preminenza del piano di autonomia, sotto la sovranità marocchina.

Causin, che è anche membro della Commissione Difesa del Senato italiano, ha indicato che la decisione degli Stati Uniti di riconoscere la sovranità del Marocco sul suo Sahara è una scelta “chiara e realistica”.

Dopo aver ricordato la decisione di molti Paesi, inclusi gli Stati Uniti, di aprire Consolati generali a Laâyoune e Dakhla, il Senatore ha auspicato di vedere l’Italia seguire il loro esempio.

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Sahara: sindaco di Liveri (Na), Ue riconosca la sovranità del Marocco

“Gli Stati Uniti hanno dato l’esempio, riconoscendo la sovranità del Marocco sulle sue province meridionali”. Così Raffaele Coppola, sindaco di Liveri (Napoli), ha invitato l’Unione Europea a seguire l’esempio dell’amministrazione statunitense che ha riconosciuto la sovranità del Marocco sul Sahara. “Si tratta di un riconoscimento perfettamente legittimo per quanto riguarda la storia della regione ed una realtà condivisa dalla popolazione presente nella zona, come ho potuto constatare con i miei occhi quando sono stato nel Sahara – spiega in una dichiarazione alla stampa, a 7 anni dalla sua prima visita nella zona del Sahara marocchino – Saluto il gesto degli Stati Uniti e penso che dovrebbe fare altrettanto l’Unione Europea”.

Secondo Coppola: “Se l’UE riconoscesse la sovranità marocchina sulle province del Sahara farebbe capire che è finito il tempo delle divisioni, retaggio della guerra fredda, e che dobbiamo aprirci per affrontare insieme il 21° secolo. Almeno è questo il messaggio che nel 2014 ho deciso di dare io, facendo gemellare il mio Comune con quello di Dakhla, anticipando la decisione di altri Paesi, come gli stessi Stati Uniti, che ora hanno aperto un Consolato in quella zona.”

Il sindaco di Liveri ha colto l’occasione per assicurare che la sua amministrazione e quella di Dakhla hanno in programma di proseguire nella collaborazione bilaterale, sviluppando dei progetti comuni che vedono il coinvolgimento di imprenditori campani desiderosi di investire nel Sahara, spinti anche dalla presenza di infrastrutture tra le migliori del continente e all’arrivo di fondi di investimento statunitensi e di imprenditori francesi, cinesi e russi e nella zona.

In questo contesto Coppola ritiene incomprensibile che l’Italia debba restare fuori da queste opportunità. Infine, ha espresso il proprio sostegno a Rabat a seguito delle provocazioni del Polisario lungo il confine tra Marocco e Algeria.

Il 4 febbraio del 2014 il sindaco di Liveri ha sottoscritto l’accordo di gemellaggio con la città marocchina di Dakhla. La firma, avvenuta in Marocco alla presenza del Presidente del Consiglio comunale locale, Sloh Jummani, ha come obbiettivo quello di rafforzare la cooperazione e lo scambio di esperienze economiche, culturali e turistiche tra le due città.

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Dal Veneto, all’Italia, all’Europa: pandemia e rilancio

La nuova puntata di Radio Kulturaeuropa

Si terrà oggi pomeriggio, giovedì 6 maggio, a partire dalle 18:30, una nuova puntata di Radio Kulturaeuropa. Titolo dell’episodio sarà “Dal Veneto, all’Italia, all’Europa: pandemia e rilancio”.
In merito alla trasmissione, gli animatori della web radio hanno dichiarato: “Il Veneto è stata una delle regioni più colpite da questo anno travagliato. In particolar modo nella prima fase si è infatti trovata al centro delle cronache che la hanno distinta come una delle zone maggiormente colpite dalla diffusione dell’epidemia. Le campagne mediatiche hanno insomma rappresentato un ulteriore colpo alla regione che, da motore trainante del Paese, si è improvvisamente ritrovata bloccata”. “Parleremo dunque – hanno aggiunto i promotori dell’emittente web – della voglia di ripartenza e delle prospettive all’orizzonte proprio con chi il Veneto lo vive da sempre ed è da diversi anni impegnato politicamente e professionalmente sul territorio. Ad aprire il dibattito della trasmissione sarà infatti Piero Puschiavo, fondatore e presidente della sigla Progetto Nazionale, associazione nata nel 2010 oggi presente in tutta l’area regionale. A seguire ci saranno poi gli interventi di vari responsabili della suddetta associazione. Avremo con noi Bruno Cesaro, imprenditore e responsabile per la città di Padova, Gabriele Tasso, sindaco di San Pietro Mussolino e dirigente per il Vicentino, e Massimo Piubello, coordinatore delle attività sulla città di Verona”.

La trasmissione potrà essere seguita in diretta a questo link e sarà possibile interagire con gli ospiti mediante messaggio di WhatsApp al numero 324 953 95 64. Le prossime attività della radio saranno pubblicizzate tramite l’account Facebook e quello Instagram.

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Sahara: leader del Polisario Ghali ricoverato in Spagna

Il leader del Fronte Polisario, Brahim Ghali, è stato ricoverato d’urgenza in Spagna. Secondo fonti stampa, la sera del 21 aprile in un ospedale di Logroño, non lontano da Saragozza, in Spagna, il capo e segretario generale del Fronte Polisario Brahim Ghali, 73 anni, è stato ricoverato d’urgenza in un ospedale di Logroño, non lontano da Saragozza.
Secondo quanto riferito, è malato di tumore all’apparato digerente da diversi anni. Per motivi di discrezione e perché oggetto di numerose denunce presentate alla giustizia spagnola da ex membri del Polisario che lo accusano di violazione dei diritti umani, Brahim Ghali è stato ricoverato sotto il falso nome di Mohamed Ben Battouche, di nazionalità algerina.
Dopo che le sue condizioni sono peggiorate da giorni, il capo del Polisario è stato ricoverato per la prima volta a Tindouf, dove lo ha visitato il capo di stato maggiore dell’esercito algerino, il generale Saïd Chengriha. Il suo luogo di evacuazione è stato oggetto di trattative ai massimi livelli dello Stato algerino.
Poiché la Germania ha rifiutato di ospitarlo, la scelta è ricaduta sulla Spagna dopo che il presidente Abdelmadjid Tebboune ha ottenuto assicurazioni dal Primo Ministro Pedro Sanchez che Brahim Ghali non sarebbe stato indagato dalla giustizia. Un team di medici algerini ha accompagnato il leader del Polisario a Saragozza, a bordo di un aereo sanitario noleggiato dalla presidenza algerina.

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Foreign fighter in Germania: la denuncia della tv francese

L’inchiesta è stata condotta dalla tv francese M6

L’emittente televisiva privata francese M6 ha trasmesso un’inchiesta esclusiva sul pericolo del ritorno dei terroristi dalla Siria e dai teatri di guerra mediorientali in Europa. L’inchiesta lancia l’allarme su quello che definisce come una futura “Germanistan” per il ritorno di numerosi foreign fighter nel territorio tedesco tramite i balcani da Siria e Iraq dopo la sconfitta dello Stato islamico sul terreno.
Il reportage del canale francese denuncia come numerosi foreign fighter siano riusciti a spostarsi dalla Siria in Germania senza essere seguiti dalle forze di sicurezza dei paesi europei. Sulla falsariga di quella che è stato definito in passato “Londonistan”, per la presenza di terroristi in Gran Bretagna come il noto Abu Hamza, l’inchiesta lancia l’allarme per la nascita di quello che definisce una futura “Germanistan”. In particolare, è stata denunciata la mancanza di cooperazione con i paesi impegnati in prima linea nell’ambito della lotta al terrorismo come il Marocco da parte delle autorità tedesche come nel caso del marocchino Mohammed Hajib noto per la sua adesione ad al Qaeda come dimostrato da diversi video apparsi in rete.
Il reportage parla di circa 500 combattenti fuggiti dalla Siria, Iraq e Turchia in Europa con la caduta del califfato del Daesh. Questi foreign fighter si trovano ora in Germania dove si sono riconvertiti in diverse attività professionali grazie al fatto che le forze di sicurezza tedesche le considerano come persone normali.
Il reportage mostra il video di Samir, un terrorista dello Stato islamico che in alcuni filmati veniva ripreso mentre giocava con la testa delle sue vittime, e che attualmente risiederebbe con suo moglie nel sud della Germania, al confine con la Francia. Si fa l’esempio infine di altri due terroristi segnalati dall’intelligence marocchina per la loro presenza in Germania. La loro segnalazione è stata ignorata dalle autorità di Berlino. Il video mostra le foto di un altro membro dello Stato islamico, Majid, individuato in Germania come proprietario di diverse attività commerciali realizzate con fondi arrivati dalla Turchia. Il reportage accusa infine Berlino di non rispondere alle segnalazioni sulla presenza di queste persone considerate altamente pericolose per la sicurezza europea nel proprio paese.