Martedì 9 luglio, l’Unione Europea ha annunciato la decisione di includere l’Algeria nella lista nera delle giurisdizioni ad alto rischio di riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo.
Questa decisione, adottata sulla base delle raccomandazioni del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), impone alle istituzioni bancarie e finanziarie europee di attuare ulteriori misure di due diligence, come una verifica rafforzata dell’identità dei partner, dell’origine dei fondi e dello scopo delle transazioni con entità algerine.
Completamente isolata dai suoi vicini del Maghreb arabo e del Sahel e dai suoi partner tradizionali come Francia e Spagna, a causa delle politiche del duo al suo comando, il presidente Abdelmadjid Tebboune e il capo dell’esercito Saïd Chengriha, l’Algeria si trova attualmente in una situazione difficile.
Infatti, poco prima di essere inserita nella lista nera dell’UE, l’Algeria era già stata sottoposta a dazi punitivi del 30% sulle sue esportazioni verso gli Stati Uniti per decisione del presidente statunitense Donald Trump, con la minaccia di un ulteriore aumento in caso di ritorsione.
Bruxelles ha citato le carenze strutturali del sistema finanziario algerino, caratterizzato da una persistente opacità, una debole regolamentazione e una scarsa trasparenza dei flussi finanziari, sia interni che esterni. Pertanto, in meno di 48 ore, l’Algeria è stata pubblicamente designata come partner commerciale in difficoltà dalle due principali potenze occidentali, Stati Uniti e Unione Europea.
Inoltre, attraverso la designazione di “Paesi ad alto rischio”, Bruxelles sta inviando un segnale d’allarme agli investitori internazionali in un momento in cui l’Algeria sta cercando di attrarre capitali stranieri per diversificare la propria economia e ridurre la dipendenza dai proventi del petrolio e del gas.
I leader europei sono anche preoccupati nel vedere gli oligarchi algerini e alcuni notabili e imprenditori fedeli al regime verde-cachi affrettarsi a depositare ingenti somme di denaro sporco, provenienti da appropriazioni indebite di fondi pubblici, tangenti e corruzione, su conti bancari e immobili di lusso illeciti in Europa.
Per molti analisti, la manna dal cielo derivante dal petrolio non serve l’interesse generale o il benessere del popolo algerino, ma piuttosto avvantaggia principalmente alti funzionari civili e, soprattutto, militari che detengono segretamente colossali fortune all’estero, in particolare nei paesi europei.
Mentre il discorso ufficiale in Algeria enfatizza l’autonomia strategica e l’indipendenza economica, i recenti sviluppi suggeriscono, al contrario, un isolamento sempre più profondo, alimentato da una governance considerata disastrosa e priva di trasparenza, e da un sistema economico inadatto alle esigenze dell’economia globale. Inoltre, la maggior parte del bilancio statale viene investita nell’acquisto di armi, in particolare dalla Russia, il che irrita ulteriormente le potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti.
Per le aziende algerine in cerca di mercati esterni, ciò rappresenta un’ulteriore complicazione in un contesto regionale sempre più competitivo. Senza una chiara risposta istituzionale e riforme concrete, l’Algeria rischia di intrappolarsi in una spirale di marginalizzazione finanziaria, in un momento in cui il Nord Africa è oggetto di un rinnovato interesse strategico da parte delle grandi potenze. I flussi finanziari algerini, già scarsamente diversificati, rischiano di contrarsi ulteriormente.
La Commissione europea ha aggiornato l’elenco dei paesi e territori ad alto rischio con carenze strategiche nei rispettivi regimi nazionali di antiriciclaggio e contrasto al finanziamento del terrorismo (AML/CFT). Le entità dell’UE coperte dal quadro AML/CFT sono tenute a esercitare una maggiore due diligence nelle transazioni che coinvolgono questi paesi. Ciò è importante per proteggere il sistema finanziario dell’UE.
Diverse giurisdizioni di paesi terzi sono state aggiunte all’elenco (Algeria, Angola, Costa d’Avorio, Kenya, Laos, Libano, Monaco, Namibia, Nepal e Venezuela), mentre altre giurisdizioni sono state rimosse (Barbados, Gibilterra, Giamaica, Panama, Filippine, Senegal, Uganda ed Emirati Arabi Uniti).
L’elenco aggiornato tiene conto del lavoro del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI) e, in particolare, del suo elenco di “giurisdizioni sottoposte a monitoraggio rafforzato”. In qualità di membro fondatore del GAFI, la Commissione è attivamente coinvolta nel monitoraggio dei progressi compiuti dalle giurisdizioni elencate, aiutandole ad attuare pienamente i rispettivi piani d’azione concordati con il GAFI. L’allineamento con il GAFI è fondamentale per mantenere l’impegno dell’UE nel promuovere e attuare standard globali.
La Commissione ha attentamente considerato le preoccupazioni espresse in merito alla sua precedente proposta e ha effettuato un’approfondita valutazione tecnica basata su criteri specifici e una metodologia ben definita, integrando le informazioni raccolte tramite il GAFI, i dialoghi bilaterali e le visite in loco presso le giurisdizioni in questione. L’articolo 9 della Quarta Direttiva Antiriciclaggio (4AMLD) impone alla Commissione di aggiornare regolarmente l’elenco dei paesi e territori terzi ad alto rischio. L’aggiornamento dell’elenco assume la forma giuridica di un regolamento delegato, che entrerà in vigore entro un mese (prorogabile di un mese) previo esame e non obiezione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio.