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Sahara: TICAD-9, Giappone riafferma il non riconoscimento del RASD

Durante il vertice della 9ª Conferenza Internazionale di Tokyo per lo Sviluppo dell’Africa (TICAD-9), apertosi mercoledì a Yokohama, il Giappone ha ribadito con fermezza, per la terza volta in due giorni, la sua posizione di non riconoscimento dell’entità separatista nota come “RASD” (Repubblica Araba Saharawi Democratica). Una dichiarazione che rappresenta un chiaro messaggio non solo all’Africa, ma anche alle Nazioni Unite, sottolineando la coerenza della politica estera giapponese e il rifiuto di qualsiasi tentativo di strumentalizzare un forum dedicato allo sviluppo africano per scopi politici.

Una posizione chiara e inequivocabile

Fin dall’apertura del summit, il ministro degli Esteri giapponese, Takeshi Iwaya, ha preso la parola per riaffermare la posizione del suo governo. In un discorso introduttivo, dopo i convenevoli di rito, Iwaya ha dichiarato solennemente: “La presenza di un’entità non riconosciuta dal Giappone come Stato non può in alcun modo influire sulla posizione del Giappone riguardo al suo status”. Questa dichiarazione, pronunciata davanti a capi di Stato, ministri africani e rappresentanti di organizzazioni internazionali, è stata l’unico punto toccato nel suo intervento iniziale, a dimostrazione dell’importanza che Tokyo attribuisce alla chiarezza su questa questione.

La posizione è stata ribadita già martedì, durante la riunione ministeriale preparatoria e quella dei funzionari di alto livello, sempre a Yokohama. In entrambe le occasioni, il Giappone ha sottolineato che la partecipazione dell’entità separatista non implica alcun riconoscimento ufficiale e che l’invito al summit è stato esteso esclusivamente agli Stati con cui il Giappone intrattiene relazioni diplomatiche. “È stata la Commissione dell’Unione Africana a invitare tutti i suoi membri”, ha precisato la diplomazia nipponica, marcando una chiara distanza dalla presenza della pseudo-RASD, che non ha ricevuto un invito diretto da parte del governo giapponese.

Il ruolo del Marocco e il sostegno africano

Il Marocco, rappresentato al summit dall’ambasciatore del Re a Tokyo, Mohamed Rachad Bouhlal, ha svolto un ruolo cruciale nell’allertare il Giappone sulle manovre separatiste. Grazie alla sua azione diplomatica, 18 Paesi africani si sono uniti al Regno per denunciare per iscritto la presenza indesiderata della pseudo-RASD, definendola “inaccettabile” e sottolineando che “non ha nulla da contribuire ai lavori della TICAD”. Questa presa di posizione collettiva, senza precedenti per ampiezza, segna un punto di svolta nella storia della TICAD, evidenziando il crescente fastidio dei Paesi africani per i tentativi algerini di politicizzare un forum dedicato esclusivamente allo sviluppo.

L’Algeria, accusata di sfruttare la TICAD per promuovere l’agenda separatista, ha subito un duro colpo. La presenza della pseudo-RASD, lungi dall’essere un successo diplomatico, si è trasformata in un’umiliazione senza precedenti per i separatisti e per il loro principale sostenitore. Le autorità giapponesi hanno rifiutato di accreditare i rappresentanti dell’entità separatista, negando loro qualsiasi trattamento diplomatico. I documenti di viaggio della pseudo-RASD non sono stati riconosciuti, e persino i passaporti algerini, utilizzati in passato, sono stati respinti. La loro presenza è stata possibile solo grazie alla Commissione dell’Unione Africana, ma senza alcun riconoscimento ufficiale da parte del Giappone, che li ha identificati genericamente come “Unione Africana” sui badge, privandoli di qualsiasi riferimento alla loro pretesa identità.

Un’umiliazione diplomatica per i separatisti

L’esclusione della pseudo-RASD da qualsiasi trattamento protocollare è stata totale: nessun rappresentante giapponese li ha accolti all’arrivo, nessun accesso diplomatico è stato concesso, e la loro partecipazione è stata limitata a un ruolo marginale e anonimo. “I separatisti hanno fatto irruzione in un forum in cui non erano invitati, non erano riconosciuti e non erano i benvenuti”, si legge in un’analisi della diplomazia marocchina. Questo isolamento ha messo in luce la loro irrilevanza sulla scena internazionale, trasformando la loro presenza in un boomerang politico.

Il Giappone ha ulteriormente rafforzato la sua posizione durante il summit, con il ministro Iwaya che, davanti ai leader africani e ai rappresentanti di ONU e Banca Mondiale, ha ribadito che “il Giappone non riconosce la pseudo-RASD, non ha alcun legame con essa, e la sua presenza non può essere interpretata come una forma di riconoscimento”. Una dichiarazione che ha rappresentato un duro colpo per i separatisti, smascherando le loro ambizioni e quelle dell’Algeria.

Il sostegno giapponese al piano di autonomia marocchino

La posizione del Giappone non si limita al non riconoscimento della pseudo-RASD. Negli ultimi anni, Tokyo ha ripetutamente espresso il suo sostegno al piano di autonomia proposto dal Marocco come soluzione al conflitto del Sahara occidentale. Nel settembre 2023, in un incontro presso la Lega Araba, il ministro degli Esteri giapponese ha elogiato “gli sforzi seri e credibili” del Marocco. Nel maggio 2024, la ministra Yoko Kamikawa ha definito l’iniziativa marocchina “una base realistica per una soluzione duratura”. Inoltre, durante il mandato del Giappone al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (2023-2024), Tokyo ha confermato il suo allineamento con il diritto internazionale, sostenendo la proposta marocchina.

La TICAD: un forum per lo sviluppo, non per la politica

La TICAD-9, il cui tema è “Co-creare soluzioni innovative con l’Africa”, si propone di allineare gli obiettivi di sviluppo dell’Unione Africana con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, promuovendo collaborazioni in settori come la transizione digitale, lo sviluppo sostenibile e l’inclusione sociale. L’evento include il “TICAD Business Expo”, con 196 aziende giapponesi, di cui 107 piccole e medie imprese, che presentano innovazioni in otto settori tematici, tra cui infrastrutture, sanità, agroalimentare e cultura popolare.

Il Marocco ha ribadito che la TICAD non deve essere trasformata in un’arena di confronto politico. “Coloro che tentano di strumentalizzare il forum per scopi ideologici si espongono all’isolamento e alla disapprovazione collettiva”, ha dichiarato la delegazione marocchina, sottolineando il crescente sostegno africano a questa visione. La diplomazia marocchina, con discrezione ed efficacia, è riuscita a neutralizzare le ambizioni separatiste, trasformando la loro partecipazione in un’ulteriore dimostrazione della loro marginalizzazione.

Un duro colpo per l’Algeria

Le manovre algerine, che hanno cercato di sfruttare la presenza della pseudo-RASD per ottenere un riconoscimento implicito, si sono rivelate un fallimento. Il Giappone, dopo aver ammonito l’ambasciatore algerino, ha espresso chiaramente la sua disapprovazione per queste tattiche. La TICAD-9 ha messo in evidenza l’isolamento dei separatisti non solo in Africa, ma anche a livello globale, con l’Unione Europea e i suoi Stati membri che, insieme alle grandi potenze, continuano a sostenere la sovranità marocchina e la validità del piano di autonomia come unica soluzione praticabile.

In conclusione, la TICAD-9 non è stata solo un’occasione per rafforzare la cooperazione tra Giappone e Africa, ma anche un momento di chiarezza diplomatica. Il Giappone ha ribadito la sua posizione, il Marocco ha consolidato il suo ruolo di leader regionale, e l’Algeria e i separatisti hanno subito un’umiliazione che segna un punto di svolta nella dinamica del conflitto. La TICAD rimane un forum dedicato allo sviluppo, e ogni tentativo di deviarne gli obiettivi si è rivelato non solo inutile, ma controproducente.

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Marocco: Aiuti umanitari reali a Gaza, un’operazione unica per tempestività e modalità

In un contesto di crescente crisi umanitaria a Gaza, segnata da malnutrizione e rischio di carestia, l’iniziativa umanitaria guidata dal Re Mohammed VI si distingue per il suo impatto e la sua unicità. L’operazione, caratterizzata da un tempismo cruciale, risponde all’urgenza di un momento in cui l’assistenza umanitaria scarseggia.

A differenza delle vie tradizionali, spesso ostacolate – come i 5.000 camion in attesa al confine egiziano, secondo il Ministero degli Esteri, o i lanci aerei giordani che, pur utili, hanno causato due vittime e sollevato critiche per il rispetto della dignità umana – l’aiuto marocchino segue un itinerario diretto ed efficace. Gli aiuti sono stati trasportati per via aerea e successivamente distribuiti tramite camion fino ai beneficiari, garantendo rapidità e precisione.

L’operazione si avvale della collaborazione delle strutture dell’Autorità Palestinese, in particolare della Mezzaluna Rossa, con il consenso delle autorità israeliane, dimostrando un approccio pragmatico e coordinato. Questo intervento sottolinea la credibilità, l’impegno e la serietà del Marocco, unico attore in grado di condurre un’azione di tale portata in questo momento.

Fin dall’inizio, il Marocco ha ribadito che la sua relazione con Israele non comprometterebbe mai il suo sostegno alla causa palestinese. Al contrario, come riconosciuto dagli stessi palestinesi, il Regno utilizza il suo network e le sue relazioni diplomatiche per fornire un aiuto concreto al popolo palestinese, privilegiando azioni tangibili rispetto alla retorica.

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Gaza: Mohammed VI ordina l’invio di altri aiuti umanitari

A testimonianza del continuo sostegno e della tangibile solidarietà del Re Mohammed VI, Presidente del Comitato Al-Quds, verso il fraterno popolo palestinese, il Sovrano ha dato istruzione per l’invio di ulteriori aiuti umanitari ai residenti di Gaza, secondo una dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri, della Cooperazione Africana e dei Marocchini all’Estero.

Questi aiuti consistono in circa 100 tonnellate di cibo e medicinali, specificamente destinati ai gruppi vulnerabili, in particolare bambini e neonati, ha aggiunto la stessa fonte.

Il Re del Marocco, che è anche Presidente del Comitato Al-Quds, ha insistito affinché questi aiuti umanitari, come i precedenti, vengano consegnati per via aerea, al fine di raggiungere urgentemente e direttamente i beneficiari tra i palestinesi.

Questa generosa iniziativa reale riflette la costante preoccupazione del Re per la critica situazione umanitaria in cui versa la popolazione di Gaza, nonché l’impegno incrollabile del Sovrano nell’alleviare le loro sofferenze, conclude la dichiarazione.

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Intercettato rimorchiatore a ovest delle Canarie con 3 tonnellate di cocaina

• I cinque membri dell’equipaggio a bordo della nave battente bandiera camerunense sono stati arrestati
• L’operazione si è avvalsa della collaborazione internazionale delle forze di polizia di Marocco, Francia, Stati Uniti, Regno Unito e Portogallo, nonché degli organismi di coordinamento CITCO e MAOC-N

Il Servizio di Vigilanza Doganale dell’Agenzia delle Entrate e la Guardia Civil hanno intercettato un rimorchiatore denominato “Sky White”, che trasportava circa 3.000 chili di cocaina in 80 balle di varie dimensioni.

Dall’estate del 2024, questa nave era sospettata di essere utilizzata per un traffico internazionale di droga su larga scala e, grazie alla cooperazione internazionale, è stata intercettata. I membri dell’equipaggio sono stati arrestati. L’operazione traeva origine da un caso che la Direzione per la Ricerca e l’Intelligence delle Dogane (DNRED) stava conducendo in collaborazione con le autorità marocchine sul gruppo criminale che operava con questa nave, che utilizzava il porto di Dakhla per eludere le autorità europee.

Da questo porto, la “Sky White” effettuava diverse traversate atlantiche all’anno, tornando con grandi quantità di cocaina destinate al continente europeo. Questo caso era collegato all’indagine condotta in Spagna dal Servizio di Vigilanza Doganale dell’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia Civil, che stava indagando sulla “Sky White” come nave di rifornimento responsabile della consegna di stupefacenti ad altre imbarcazioni più piccole in aree vicine alle Isole Canarie o alla Penisola Iberica.

L’indagine è stata supportata dalle forze di polizia del Regno Unito (NCA), degli Stati Uniti (DEA) e del Portogallo (Polizia Giudiziaria), coordinate dal Centro di Intelligence sul Terrorismo e la Criminalità Organizzata (CITCO) e dal Centro di Analisi del Traffico di Droga nell’Atlantico (MAOC-N). Con il supporto delle Forze Armate spagnole, è stata avviata un’operazione di abbordaggio sulla nave in acque internazionali a ovest delle Isole Canarie. L’operazione è stata condotta da una nave della Marina Militare da membri dell’Unità di Intervento Speciale della Guardia Civil.

A bordo dell’imbarcazione, un rimorchiatore lungo 22 metri, sono stati rinvenuti circa 3.000 chili di cocaina, nascosti all’interno della sua struttura. L’imbarcazione si trovava in pessime condizioni di navigazione, con gravi carenze in termini di sicurezza che rappresentavano un serio rischio per l’equipaggio, composto da quattro persone provenienti dal Bangladesh e una dal Venezuela, che sono state arrestate come sospetti trafficanti di droga. L’operazione si è conclusa con l’arrivo della nave della Marina Militare a Tenerife per scaricare la droga e sottoporre gli arrestati a custodia cautelare.

Rotta Atlantica
Questa operazione fa parte della lotta al narcotraffico lungo la “Rotta Atlantica”, nota per essere utilizzata da barche a vela, pescherecci e navi mercantili. Questa operazione si inserisce nella lotta al narcotraffico lungo la “Rotta Atlantica” della cocaina, notoriamente utilizzata da barche a vela, pescherecci, navi mercantili e, come in questo caso, imbarcazioni semirigide che, dal Sud America e dai Caraibi, trasbordano la droga nell’Atlantico centrale per poi contrabbandarla nell’Europa continentale.

Il successo di questo tipo di operazione è il risultato della collaborazione tra organizzazioni specializzate nella cooperazione in materia di intelligence criminale a livello nazionale, europeo e internazionale, come CITCO o MAOC-N, e le diverse forze di polizia e doganali spagnole e francesi, nonché del costante supporto delle autorità marocchine.

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Emirati: Sukuk benchmark da 500 milioni di Binghatti Holding inizia le negoziazioni alla Borsa di Londra

• Il fondatore, il Dott. Hussain BinGhatti, presiede la cerimonia di inaugurazione alla Borsa di Londra
• Il Sukuk Regulation S di Binghatti è quotato con un tasso di profitto dell’8,125%
• Emesso un Sukuk da 500 milioni di dollari nell’ambito del suo programma da 1,5 miliardi di dollari

Binghatti Holding Ltd (“Binghatti Holding”), uno degli sviluppatori immobiliari in più rapida crescita negli Emirati Arabi Uniti, ha celebrato il debutto del suo Sukuk Senior Unsecured a 5 anni da 500 milioni di dollari alla Borsa di Londra con una cerimonia di inaugurazione, segnando una tappa fondamentale nel percorso di crescita internazionale dell’azienda.

Il sukuk, emesso nell’ambito del Programma di Emissione di Certificati Fiduciari da 1,5 miliardi di dollari di Binghatti, ha registrato una domanda cinque volte superiore alle richieste, attirando ordini per oltre 2,5 miliardi di dollari da un pool eterogeneo di investitori regionali e globali. L’emissione è stata quotata con un tasso di profitto dell’8,125%, a dimostrazione della fiducia degli investitori nella solida posizione finanziaria di Binghatti. La società ha un rating BB- da Fitch e Ba3 da Moody’s, entrambi con outlook stabile.

Il fondatore, Dr. Hussain BinGhatti, il Presidente Muhammad BinGhatti e l’Amministratore Delegato Katralnada BinGhatti, accompagnati da altri dirigenti senior e lead arranger, hanno suonato la campanella di apertura alla Borsa di Londra per celebrare la quotazione. Il sukuk sarà quotato anche al Nasdaq Dubai.

Muhammad BinGhatti, Presidente di Binghatti Holding, ha commentato: “La quotazione dei nostri sukuk alla Borsa di Londra è un chiaro segnale dell’impegno di Binghatti nel coinvolgere proattivamente gli investitori globali e nell’operare secondo i più elevati standard di trasparenza e governance. L’emissione storica di sukuk ha registrato una forte domanda internazionale, consentendoci di chiudere i conti in anticipo e rafforzando la fiducia del mercato nel nostro profilo creditizio, nella nostra resilienza operativa e nella nostra strategia di crescita. Nell’ambito dell’espansione della nostra attività e della diversificazione del nostro portafoglio di sviluppo, l’accesso a mercati dei capitali globali, profondi e liquidi è fondamentale per la nostra strategia finanziaria. La quotazione odierna segna un altro passo importante nell’ampliamento della nostra base di investitori e nel rafforzamento della nostra presenza globale”.

Katralnada BinGhatti, Amministratore Delegato di BinghattiHolding, ha commentato:

“Il programma sukuk di Binghatti riflette il nostro impegno nel diversificare la base di finanziamento dell’azienda, estendere il nostro profilo di scadenza e impiegare in modo efficiente il capitale per cogliere le opportunità emergenti. La sottoscrizione cinque volte superiore e la forte domanda da parte di investitori istituzionali in Europa, Asia e Medio Oriente rappresentano un chiaro riconoscimento del nostro modello di business verticalmente integrato. Con quasi il 50% delle allocazioni destinate a investitori non appartenenti al Consiglio di Cooperazione del Golfo, siamo lieti di vedere un crescente riconoscimento globale del posizionamento unico di Binghatti nel settore immobiliare di Dubai. Mentre ampliamo il nostro portafoglio e ridefiniamo il concetto di vita di lusso a Dubai, continueremo a mantenere una leva finanziaria prudente e una solida governance aziendale.”

Il successo dell’emissione e la forte domanda sono il risultato degli ottimi risultati di Binghatti Holding nel primo semestre del 2025. Nel primo semestre, l’utile netto dell’azienda è più che triplicato, raggiungendo 1,82 miliardi di AED, trainato dalla resiliente domanda di immobili a Dubai. Il fatturato totale del Gruppo ha raggiunto gli 8,8 miliardi di AED, con un aumento del fatturato del 189% su base annua a 6,3 miliardi di AED.

Il Gruppo ha lanciato sette nuovi progetti e completato cinque sviluppi solo nel primo semestre, consegnando 15 progetti negli ultimi 18 mesi. Il suo portafoglio di fatturato di 12,5 miliardi di AED e il suo portafoglio di sviluppo di oltre 70 miliardi di AED lo posizionano come uno dei principali sviluppatori di Dubai. Binghatti ha attualmente circa 20.000 unità in fase di sviluppo in 30 progetti in posizioni privilegiate di Dubai, tra cui Downtown, Business Bay, Jumeirah Village Circle e Meydan, oltre alle sue residenze di punta in collaborazione con i partner del lusso Bugatti, Mercedes-Benz e Jacob & Co.

La pipeline di sviluppo dell’azienda è stata ulteriormente rafforzata dalla recente acquisizione di un megalotto di circa 840.000 metri quadrati a Nad Al Sheba 1, che ospiterà il primo complesso residenziale progettato da Binghatti, con un valore di sviluppo previsto di oltre 25 miliardi di AED.

Informazioni su Binghatti Holding Ltd.:

Binghatti Holding Limited è una delle società di sviluppo immobiliare in più rapida crescita degli Emirati Arabi Uniti, con un portafoglio in rapida espansione che comprende oltre 80 progetti per un valore di oltre 70 miliardi di AED. Rinomata per le sue residenze pionieristiche, Binghatti ha stretto collaborazioni con icone globali come Bugatti, Mercedes-Benz e Jacob & Co., creando capolavori architettonici che fondono innovazione e opulenza.

La solida base finanziaria e la disciplinata strategia di crescita dell’azienda sono supportate dai suoi solidi rating creditizi, “BB-” di Fitch e “Ba3” di Moody’s, che riflettono la forte fiducia degli investitori e la stabilità a lungo termine.

Architetto di formazione, il presidente Muhammad BinGhatti continua a plasmare la tradizione del marchio, fatta di eccellenza architettonica e qualità senza compromessi. Ad oggi, Binghatti ha consegnato più di 12.000 unità residenziali, con un portafoglio che spazia da comunità tradizionali dal design elegante, che offrono una vita di alta qualità a prezzi accessibili, a residenze ultra-lussuose che stabiliscono nuovi parametri di riferimento nel mercato immobiliare di lusso di Dubai.

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Zuma in Marocco: una visita mette in luce le crepe nella posizione diplomatica isolata di Pretoria

Durante la sua ultima visita in Marocco, l’ex presidente sudafricano Jacob Zuma ha espresso pubblicamente il suo sostegno al piano di autonomia del Marocco per il Sahara. Questa posizione non ha certamente soddisfatto Pretoria, che ha reagito con evidente nervosismo, mettendo in luce le sue tensioni interne su una questione che vede il Paese guidato da Cyril Ramaphosa sempre più isolato.

La visita ufficiale di Jacob Zuma in Marocco continua a suscitare scalpore a Pretoria. Esprimendo il suo sostegno alla sovranità marocchina sul Sahara e presentando il piano di autonomia del Marocco come una soluzione pragmatica e realistica, l’ex presidente sudafricano sta creando una crepa in quella che in precedenza era considerata una posizione diplomatica unitaria.

La reazione del Dipartimento sudafricano per le Relazioni Internazionali e la Cooperazione (DIRCO), che ha espresso la sua indignazione per l’esposizione della bandiera nazionale sudafricana durante questa visita, la dice lunga sul crescente disagio negli ambienti ufficiali sudafricani.

In una laconica dichiarazione pubblicata sul suo sito web, DIRCO ha parlato di “abuso di un simbolo nazionale” nel denunciare la presenza della bandiera sudafricana durante la visita di Zuma. Questa dichiarazione, più formale che politica, fatica a mascherare un disagio più profondo: quello di un governo che si confronta con il dissenso simbolico di un ex capo di Stato, figura storica nella lotta contro l’apartheid e ora portavoce di una visione alternativa sulla questione del Sahara.

Vale la pena sottolineare che la posizione espressa da Jacob Zuma evidenzia una realtà politica spesso trascurata a Pretoria. L’attuale politica estera del Sudafrica sulla questione del Sahara non è oggetto di un consenso assoluto. Il sostegno mostrato da Zuma, nella sua veste di leader del partito MK e parlamentare in carica, dimostra solo che altre voci all’interno della società sudafricana, siano esse politiche, intellettuali o sociali, possono adottare posizioni ponderate e sovrane, diverse dalla posizione ufficiale nei confronti del Marocco.

Da parte marocchina, la visita di Zuma si è svolta in un contesto perfettamente ufficiale e trasparente. Secondo fonti vicine alla visita, questa è stata effettivamente preparata in coordinamento con l’ambasciata marocchina a Pretoria e ha beneficiato della piena collaborazione dell’ambasciata sudafricana a Rabat. È stata proprio quest’ultima, in una nota verbale, a richiedere il trattamento protocollare per l’ex presidente sudafricano.

Pertanto, le improvvise critiche di Pretoria alla presenza della bandiera sudafricana sembrano essere un contrappunto imbarazzante, persino contraddittorio. La bandiera è stata utilizzata solo su espressa richiesta di Zuma, in segno di rispetto, hanno rivelato le stesse fonti. L’obiettivo non era in alcun modo quello di restituirgli la carica presidenziale, ma piuttosto quello di riconoscere la statura di una delle grandi voci dell’Africa contemporanea.

Ciò detto, attaccando la visita di Jacob Zuma, Pretoria presenta l’immagine di un governo teso di fronte alla diversità politica interna. Eppure, il pluralismo è un pilastro della democrazia sudafricana. Il partito MK, sebbene nuovo sulla scena elettorale, è un’estensione storica della lotta per la libertà. È rappresentato in Parlamento e il suo sostegno pubblico continua a crescere.

Rabat, da parte sua, non interferisce nei dibattiti interni del Sudafrica. In quanto autentico partner africano, il Marocco osserva con rispetto questa diversità di opinioni. L’annuncio da parte del partito MK di una conferenza stampa in risposta al comunicato stampa del DIRCO sottolinea inoltre che la dichiarazione di Zuma a Rabat non è stata né improvvisata né incidentale, ma piuttosto l’espressione ponderata di una visione alternativa su un tema di interesse continentale.

Va inoltre notato che il Regno del Marocco rimane fedele a una tradizione di apertura diplomatica basata su sovranità, trasparenza e coerenza. Le visite di rappresentanti africani, arabi, europei, asiatici e americani si sono svolte in uno spirito di scambio e rispetto reciproco. Nell’ottobre 2024, una delegazione ufficiale dell’ANC, guidata da Obed Bapela, è stata ricevuta presso il Ministero degli Affari Esteri marocchino, confermando l’apertura del Marocco a tutte le sensibilità politiche sudafricane, lungi dal cercare divisioni.

Va inoltre notato che il Ministero sudafricano ha fatto ricorso a critiche protocollari riguardanti la bandiera. Tuttavia, l’uso dei simboli nazionali in contesti non governativi (sport, cultura, società civile, ecc.) è universalmente accettato. Il Marocco lo ha fatto correttamente, con dignità e senza arretrati.

Va inoltre notato che il Regno del Marocco rimane fedele a una tradizione di apertura diplomatica basata su sovranità, trasparenza e coerenza. Le visite di rappresentanti africani, arabi, europei, asiatici e americani si sono svolte in uno spirito di scambio e rispetto reciproco. Nell’ottobre 2024, una delegazione ufficiale dell’ANC, guidata da Obed Bapela, è stata ricevuta presso il Ministero degli Affari Esteri marocchino, a conferma dell’apertura del Marocco a tutte le sensibilità politiche sudafricane, lungi dal cercare divisioni.

Va inoltre notato che il Ministero sudafricano ha fatto ricorso a critiche protocollari riguardo alla bandiera. Tuttavia, l’uso dei simboli nazionali in contesti non governativi (sport, cultura, società civile, ecc.) è universale.

Il Dipartimento delle Relazioni Internazionali e della Cooperazione (DIRCO) del Sudafrica ha espresso forte preoccupazione e obiezione per l’uso del simbolo nazionale sudafricano, nello specifico la bandiera, durante un incontro tenutosi il 15 luglio 2025 a Rabat tra l’ex presidente sudafricano Jacob Zuma, leader del partito Umkhonto We Sizwe (MK Party), e il ministro degli Esteri marocchino, Nasser Bourita. In un comunicato ufficiale, il DIRCO ha definito tale uso un “abuso di protocollo e decoro”, sostenendo che comprometta le relazioni bilaterali ufficiali tra Sudafrica e Marocco, poiché l’incontro ha coinvolto un attore non statale, ovvero un leader di un partito di opposizione.

Secondo Pretoria, l’esposizione della bandiera sudafricana in un contesto che implica un’apparente approvazione statale di un incontro non governativo è inappropriata e non può essere riconosciuta come un incontro bilaterale ufficiale. Il governo sudafricano ha invitato il Marocco a rispettare i principi di mutuo rispetto tra Stati sovrani e di non ingerenza negli affari interni, sottolineando che tali pratiche sono essenziali per mantenere relazioni cordiali.

Tuttavia, la reazione del Sudafrica è stata interpretata come un segno di profondo malessere politico, più legato al contenuto delle posizioni espresse da Zuma che alla forma dell’incontro. Durante la visita, Zuma ha infatti dichiarato il sostegno del suo partito alla proposta marocchina di autonomia per il Sahara, riconoscendo la sovranità del Marocco sulla regione. Questa presa di posizione ha messo in evidenza una frattura nel panorama politico sudafricano, rivelando che la linea ostile del governo verso il Marocco non è condivisa all’unanimità. La voce di Zuma, figura storica della lotta anti-apartheid ed ex presidente, ha avuto un forte impatto, dimostrando che settori significativi della società sudafricana – politici, intellettuali e sociali – possono esprimere posizioni alternative, più favorevoli al Marocco.

Il Marocco, dal canto suo, ha agito con trasparenza, come sottolineato da fonti diplomatiche. La visita di Zuma è stata organizzata con il coinvolgimento dell’Ambasciata del Marocco a Pretoria e, soprattutto, dell’Ambasciata sudafricana a Rabat, che ha ufficialmente richiesto alle autorità marocchine un trattamento protocollare per Zuma, come documentato in una nota verbale sudafricana. In questo contesto, appare contraddittorio che Pretoria critichi l’uso della bandiera dopo averne richiesto un trattamento formale per l’ex presidente.

Il Marocco ha ribadito il rispetto per la diversità politica sudafricana, sottolineando che il MK Party, nato dalla lotta anti-apartheid come l’ANC, è una forza significativa, rappresentata in Parlamento e con un crescente consenso popolare. Rabat ha chiarito di non ingerirsi nel dibattito politico sudafricano, ma di accogliere il pluralismo come una ricchezza, non una minaccia. In quest’ottica, il MK Party ha annunciato una conferenza stampa per rispondere alle dichiarazioni del governo sudafricano, confermando che le posizioni espresse da Zuma a Rabat sono ponderate e rappresentano una voce alternativa nel Paese.

Le autorità marocchine hanno sottolineato la loro tradizione di apertura, ricordando che il Regno riceve regolarmente rappresentanti di organizzazioni e partiti politici da Africa, Europa, mondo arabo, Asia e America. A ottobre 2024, ad esempio, una delegazione ufficiale dell’ANC, guidata dal vicepresidente della commissione per le relazioni internazionali, Obed Bapela, è stata accolta dal Ministero degli Esteri marocchino, a dimostrazione di un approccio inclusivo volto a rafforzare la diplomazia africana.

La polemica sollevata dal DIRCO sull’uso della bandiera è stata definita come un tentativo di spostare l’attenzione dalla mancanza di argomenti sostanziali. L’esposizione della bandiera sudafricana durante la visita di Zuma è avvenuta su sua esplicita richiesta, come gesto di rispetto e onore, senza implicare un ripristino delle sue funzioni presidenziali. Inoltre, l’uso di bandiere nazionali in contesti non governativi – come eventi sportivi, culturali o forum civili – è una prassi comune a livello globale, rispettata dal Marocco senza secondi fini.

Il Sudafrica è stato anche criticato per un approccio selettivo: mentre protesta per l’uso della bandiera in questo caso, personalità sudafricane hanno utilizzato il simbolo nazionale in contesti internazionali per iniziative che, secondo il Marocco, mettono in discussione la sua integrità territoriale, senza che ciò abbia suscitato simili reazioni ufficiali.

In conclusione, la vicenda evidenzia tensioni più profonde tra Pretoria e Rabat, con il Marocco che si dice aperto al dialogo con tutte le forze vive e responsabili del Sudafrica, nel rispetto della sovranità e della diversità politica, mentre il governo sudafricano sembra lottare con un crescente isolamento interno sulla questione del Sahara.

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Marocco, unico paese a fornire aiuti via terra a Gaza per il popolo palestinese

Il Re del Marocco Mohammed VI, Presidente del Comitato Al-Quds, ha ordinato l’invio di aiuti umanitari e medici d’urgenza al popolo palestinese, con particolare attenzione alle popolazioni della Striscia di Gaza, segnando un’azione unica nel suo genere: il Marocco è l’unico paese a effettuare consegne dirette via terra a Gaza, a differenza di altri che operano in contesti multilaterali o tramite ONG.

Secondo una dichiarazione del Ministero degli Affari Esteri, della Cooperazione Africana e dei Marocchini all’Estero, gli aiuti, per un totale di circa 180 tonnellate, includono generi alimentari di base, latte e prodotti per l’infanzia, medicinali, attrezzature chirurgiche, coperte, tende e altre forniture essenziali. La distribuzione avviene direttamente ai beneficiari, nel rispetto della loro dignità e in un contesto di calma.

Gli aiuti seguiranno un percorso logistico appositamente progettato per garantire una consegna rapida e diretta. Questo intervento riflette la solidarietà concreta del Regno del Marocco e l’impegno incrollabile di Re Mohammed VI per la causa palestinese.

Il Marocco si distingue per essere stato il primo paese al mondo a realizzare una svolta logistica senza precedenti: nel marzo 2024, 40 tonnellate di aiuti umanitari sono state trasportate via terra a Gaza, passando attraverso Israele dopo un transito aereo fino a Tel Aviv. Questa iniziativa ha segnato un primato mondiale nella consegna di aiuti umanitari via terra a Gaza e Gerusalemme, confermando la leadership del Regno nel sostegno diretto al popolo palestinese.

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Mali: rilasciati quattro camionisti marocchini rapiti

Quattro camionisti marocchini, rapiti nel gennaio 2025 nel nord-est del Burkina Faso, vicino al confine con il Niger, sono stati rilasciati la sera di domenica 3 agosto 2025, ha annunciato il governo della Repubblica del Mali in una dichiarazione lunedì.

“Il governo della Repubblica del Mali informa l’opinione pubblica nazionale e internazionale che quattro camionisti marocchini, rapiti il 18 gennaio 2025 nel nord-est del Burkina Faso, vicino al confine con il Niger, sono stati rilasciati illesi la sera di domenica 3 agosto 2025”, si legge nel comunicato del governo maliano, trasmesso dalla televisione nazionale.

La stessa fonte ha aggiunto che i quattro camionisti marocchini “erano nelle mani del gruppo terroristico Stato Islamico nella provincia del Sahel”, che è la branca saheliana di Daesh.

La liberazione è avvenuta grazie al coordinamento degli sforzi tra l’Agenzia nazionale per la sicurezza dello Stato del Mali e la Direzione generale degli studi e della documentazione (DGED) del Marocco, che hanno condotto congiuntamente le indagini, con determinazione e professionalità, fin dalle prime ore del rapimento, si legge nella nota.

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Marocco-Usa: Trump a Mohammed VI ribadisce riconoscimento Sahara marocchino

In un messaggio al Re Mohammed VI in occasione delle celebrazioni del Giorno del Trono, il Presidente degli Stati Uniti d’America Donald J. Trump ha ribadito il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sovranità marocchina sul Sahara e il loro sostegno alla Proposta di Autonomia Marocchina “come unica base per una risoluzione giusta e duratura di questa controversia”.

“Desidero inoltre ribadire che gli Stati Uniti riconoscono la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale e sostengono la seria, credibile e realistica Proposta di Autonomia Marocchina come unica base per una risoluzione giusta e duratura di questa controversia”, ha sottolineato Trump nel suo messaggio al Sovrano.

Esprimendo le sue congratulazioni a nome degli Stati Uniti d’America al Re e al popolo marocchino, Trump ha affermato che “gli Stati Uniti d’America apprezzano la nostra solida e duratura partnership con il Marocco. Insieme, stiamo lavorando per promuovere le nostre priorità comuni per la pace e la sicurezza nella regione, tra cui il rafforzamento degli Accordi di Abramo, la lotta al terrorismo e l’espansione della cooperazione commerciale a vantaggio sia degli americani che dei marocchini”.

“Non vedo l’ora di proseguire la nostra collaborazione per promuovere la stabilità, la sicurezza e la pace nella regione”, ha concluso il Presidente degli Stati Uniti d’America.

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Marocco: Mohammed VI riceve nazionale di calcio femminile

Il Re del Marocco, Mohammed VI, a ricevuto i membri della nazionale femminile segnando un momento storico e profondamente simbolico per lo sport nazionale. Onorando le Leonesse dell’Atlante dopo la loro straordinaria prestazione nella Coppa d’Africa Femminile (AFCON), il Sovrano sottolinea ancora una volta il suo costante impegno per lo sviluppo dello sport, e in particolare del calcio femminile.

Questo riconoscimento reale non è un gesto isolato, ma fa parte di una visione strategica promossa dal Re, che pone le donne marocchine al centro del progresso nazionale.

Da diversi anni, il Marocco ha fatto dello sviluppo del calcio femminile una priorità attraverso una politica proattiva, strutturata e inclusiva.

Sotto la guida di Mohammed VI, il modello di sviluppo del calcio femminile marocchino si è basato su diversi pilastri, grazie all’eccellente lavoro svolto dalla FRMF sotto la guida del suo Presidente Fouzi Lekjaa:

•​2019: La FRMF adotta un piano strategico quadriennale (2020-2024) per lo sviluppo del calcio femminile.

Istituzione di:

  • Una Lega Nazionale Femminile strutturata (1a e 2a divisione).
  • Un campionato Under 17 e Under 15 per ragazze.
  • Sostegno finanziario mensile per i club femminili.
  • Rafforzamento del supporto tecnico (formazione, certificazione per allenatori).
  • Integrazione del calcio femminile nelle accademie regionali della FRMF.
  • Creazione di centri di formazione dedicati alle ragazze.
  • Collaborazione con le scuole per individuare i talenti in giovane età.
  • Maggiore copertura mediatica sulla stampa e sui social media, evidenziando le prestazioni dei club e delle squadre nazionali.

L’accoglienza della nazionale femminile da parte del Re incarna il riconoscimento di questo sforzo collettivo e la promessa di un futuro ancora più ambizioso per il calcio femminile marocchino. Questo momento solenne serve a ricordare che, nel Regno, lo sport non è solo un motore di influenza internazionale, ma anche un potente veicolo di inclusione, dignità e uguaglianza.

🇲🇦 CALCIO FEMMINILE MAROCCHINO – RIEPILOGO PER LIVELLO (dal 2021)

🇲🇦 SQUADRA A

  • WAFCON 2022: Finalista 🥈
  • WAFCON 2024: Finalista 🥈
  • Coppa del Mondo 2023: Prima partecipazione → qualificazione agli ottavi di finale

🇲🇦 SQUADRA U20

  • Mondiali U20 Costa Rica 2022: Prima partecipazione (3 sconfitte, eliminazione nella fase a gironi).
  • Mondiali U20 Colombia 2024: Qualificate (da annunciare).

🇲🇦 SQUADRA U17

  • Mondiali U17 India 2022: Prima partecipazione, 1 vittoria (1-0 contro l’India), eliminata nella fase a gironi.
  • Mondiali U17 Repubblica Dominicana 2024: Di nuovo qualificata.

🇲🇦 SQUADRA FEMMINILE DI FUTSAL – A

  • 🏆 Campionessa – Coppa d’Africa di Futsal Femminile (WAFUTSAL) 2025 (Inaugurale, tenutasi in Marocco – 22-30 aprile 2025)
  • Campioni d’Africa (🇲🇦 Marocco) xAwards
  • Capocannoniere: Doha El Madani (5 gol)
  • Miglior giocatrice: Jasmine Demraoui
  • Miglior portiere: Najiati Idrisa

🏆 CLUB MAROCCHINI NELLA CAF WOMEN’S CHAMPIONS LEAGUE

🇲🇦 AS FAR (Rabat)

2022 (Marocco)

  • Campioni d’Africa 🏆
  • Finale: vittoria per 4-0 contro il Mamelodi Sundowns.
  • Prima squadra marocchina a vincere la CAF Women’s Champions League.
    2023 (Costa d’Avorio):
  • Finalista – Sconfitta per 3-0 contro i Mamelodi Sundowns.

🇲🇦 Sporting Club Casablanca

2023 (Costa d’Avorio):

  • Prima partecipazione alla CAF Champions League. L’SCC ha perso per 0-3 contro i sudafricani Mamelodi Sundowns, classificandosi secondo nella CAF alla sua prima apparizione in finale.
  • Conferma l’ascesa del calcio femminile in Marocco oltre l’AS FAR.
    Il Marocco diventa la prima nazione ad avere due club diversi che raggiungono la finale di Women’s Champions League: l’AS FAR (campione nel 2022) e l’SC Casablanca (secondo nel 2023).